Villafranca di Verona: origine e storia

Origine e storia di Villafranca

Villafranca di Verona è uno dei principali centri per dimensioni dopo Verona sia per il numero di abitanti che per il valore storico e monumentale. Dista circa 15 km da Verona e si trova nelle Terre del Custoza, in posizione intermedia tra il capoluogo di provincia Verona e la città di Mantova. A sud ovest è attraversata dal fiume Tione dei Monti, che sfocia nel Tartaro nel territorio del comune di Povegliano Veronese. Probabilmente sede di un accampamento romano lungo il tracciato dell’antica Via Postumia, Villafranca fu fondata ufficialmente nel 1185 dal Consiglio dei Rettori di Verona deciso a creare un borgo a difesa del confine meridionale contro Mantova e a colonizzare le campagne incolte, promuovendone la popolazione grazie allo svincolo dagli oneri fiscali. Il nome deriva dalla sua caratteristica fondante di esenzione dagli oneri fiscali da cui Borgus Liber, poi Villa Libera e poi Villafranca. Il postfisso “Verona” fu aggiunto dopo l’annessione del Regno d’Italia per distinguerlo dalle altre città omonime.

Villafranca di Verona
Villafranca di Verona

Il comune di Verona diede molta importanza militare a Villafranca e qui volle costruire subito una struttura fortificata che sotto gli Scaligeri divenne il perno di un sistema difensivo che, insieme alle fortezze di Nogarole e Valeggio, costituiva il cosiddetto Serraglio, una grande cinta muraria intervallata da torri e fortezze di cui oggi rimangono solo poche tracce. La funzione originaria di avamposto militare rimase immutata per tutto il primo periodo della dominazione veneziana. Nei primi decenni del XVI secolo la città fu trasformata in ufficio postale e punto di raccolta dei dazi per i mercanti e i trasportatori che collegavano Verona e Mantova. Il 14 novembre 1796, durante la campagna d’Italia, Napoleone trasferì il quartier generale a Villafranca e la notte prima della battaglia di Arcole soggiornò nel palazzo Comini, oggi chiamato Caffè Fantoni. Durante il periodo risorgimentale Villafranca fu coinvolta in quasi tutte le fasi salienti del tempo, sia per la sua posizione nei pressi del Mincio che per la strada postale tra Mantova e Verona che le attraversava. Nel 1848, durante la Prima Guerra d’Indipendenza, fu sede della sede piemontese e nel 1859 fu invece sede della sede austriaca. Ricordiamo infine che l’11 luglio dello stesso anno, presso il palazzo Bottagisio, ospitò l’incontro tra Francesco Giuseppe e Napoleone III, che stipulò la cosiddetta “Pace di Villafranca”, atto finale della Seconda Guerra d’Indipendenza.

L’armistizio di Villafranca

L’armistizio fu firmato a Villafranca di Verona che pose fine alla seconda guerra d’indipendenza italiana. Un accordo che segnò l’inizio di quel processo che avrebbe poi portato alla proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861. Questo trattato fu stipulato in una delle sale dell’attuale palazzo Bottagisio la sera dell’11 luglio 1859 ed ebbe come protagonisti l’imperatore francese Napoleone II e l’imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe. Con questo accordo si stabilì che l’impero asburgico avrebbe ceduto la Lombardia alla Francia, che solo in seguito l’avrebbe passata al Piemonte (il passaggio fu definitivamente sancito dalla conferenza di pace di Zurigo, conclusasi il 10 novembre 1859) ma avrebbe preservato Veneto, Trentino e Istria. Il Granduca di Toscana e il Duca di Modena, parenti di Francesco Giuseppe e dei suoi alleati, sarebbero poi tornati ai suoi possedimenti, mentre per quanto riguarda il Ducato di Parma, che non era menzionato nel testo, non vi erano obiezioni alla sua eventuale annessione al Regno di Sardegna.

Villafranca Palazzo Bottagisio

La decisione di aprire trattative con l’Austria per un armistizio fu comunque presa da Napoleone III senza avvertire Cavour che immediatamente presentò le sue dimissioni a freno in quanto considerava quell’accordo un tradimento da parte della Francia rispetto agli impegni presi. Dietro quell’accordo si nascondeva anche la delusione di tutti quei veneziani e di quelli mantovani costretti a rimanere sudditi dell’imperatore e ad affrontare la vendetta degli austriaci, oltre alla rabbia e alla delusione di molti patrioti per una fine indesiderata della guerra, una guerra in cui il popolo aveva fortemente creduto.